Eppure cantano le loro anime

Alla suggestiva e partecipata introduzione di Giulio Soravia non si può aggiungere molto; tutto è stato delineato con chiarezza a riguardo della realtà dei Rom in un mondo, in un continente, in Paesi e nel nostro in particolare, che sostanzialmente li rifiutano. E rileviamo ancora oggi come, anche quando note positive ci siano, grazie sia a molte persone che ad alcune istituzioni, resti forte un disagio particolare: si ha viva l’impressione che un disegno preordinato, e non la casualità, cerchi di concedere ai Rom qualcosa purché restino frammentati, divisi, diseguali nelle condizioni di vita, ossia non riacquistino la piena coscienza del proprio esistere come comunità e della propria dignità di popolo. I tempi difficili in cui stiamo vivendo sembrano fatti apposta per aumentare le paure e la discriminazione. È persino banale ricordare qui come molta stampa abbia dato e dia l’idea che crimini e violenze siano soprattutto a carico di “stranieri”, compresi i Rom che, per circa l’ottanta per cento sono a buon diritto cittadini italiani da lungo tempo. Maltrattati e sempre precari tra i precari, i Rom tuttavia continuano ad esprimersi attraverso la poesia. Il loro animo è così forte e nello stesso tempo così assetato di bellezza e di bontà che essi trasfigurano ogni umiliazione e ogni dolore in parole che volano libere verso l’alto. Rasim è proprio questo: parole che volano leggere ed evocatrici come uccelli dalle grandi ali, come nuvole bianchissime. Il figlio Marko Aladin, poeta egli pure, sua moglie Gordana e i giovani nipoti tengono vivo il ricordo di Rasim, saldando idealmente gli anelli di una catena di forte interiorità e di creatività che li lega a lui e a quelli che verranno senza spezzarsi. Leggendo Rasim impariamo infine, ed è cosa di grandissima importanza, che la poesia è il linguaggio che più di tutti ci permette di riconoscerci nel poeta e dunque nell’altro, da qualunque parte del pianeta ci arrivino le sue parole: gli stessi dolori, gli stessi sentimenti, la stessa voglia di giustizia, le stesse lotte contro la violenza e la sopraffazione. Morto prematuramente, Rasim sarà sempre vivo per noi, Rom, poeta, amico, padre, insomma un Uomo. Giovanna Salvioni Tratto dalla Presentazione